Perché ruminiamo?

Hai solo momenti da vivere

Jon Kabat-Zinn

Le ruminazioni sono pensieri che attraversano il cervello in continuazione, ripetendosi ancora e ancora. Il verbo ruminare deriva dal latino e significa “masticare”. Inizialmente era utilizzato per riferirsi alle mucche, che masticano il loro cibo più e più volte, anche quando ha perso il suo valore nutritivo, cercando di estrarne fino all’ultima goccia. Ciò vale anche per un pensiero ruminante. Il pensiero ha perso il suo valore nutritivo e non porterà a una soluzione, ma il nostro cervello lo ripete in continuazione.

Se le ruminazioni sono così negative come mai le facciamo? La ricerca suggerisce che vengono utilizzate per valutare il rischio. In ogni momento della nostra vita valutiamo se la situazione che stiamo affrontando è rischiosa: “Questa situazione è pericolosa? Sono al sicuro? Chi incontrerò e vedrò qui? Cosa potrebbe succedere dopo? Posso scappare se mi succede qualcosa di brutto?”.

La maggior parte delle situazioni della vita comporta un certo grado di rischio. Siamo costantemente in stato di allerta e il cervello solitamente è pronto ad agire per fronteggiare l’eventuale pericolo. Ha solo bisogno di un pò di tempo per recuperare le informazioni che ci dicano qualcosa in più della situazione e che ci aiutano quindi ad agire.

Le ruminazioni intese in questo modo hanno dunque un valore adattivo, si sono evolute per favorire la valutazione del rischio, aumentando la probabilità di sopravvivere. Ma come tante altre cose che ci fanno bene, fanno bene solo a piccole dosi.

Tre tipi di ruminazioni..

Alcuni studi psicologici hanno identificato tre tipi di ruminazioni. Il primo tipo è di tipo depressivo, sono pensieri che si verificano quando una persona pensa molto a quanto si sente triste, sola e quando pensa alle perdite che ha subito nella vita. In questo caso i pensieri suonano in un modo simile a questo: “Perché mi sento solo? Perché sono così triste? Come mai non riesco a concentrarmi? Perché è successo proprio a me?”.

Il secondo tipo di ruminazioni sono le cognizioni perseverative. Esse tendono a coinvolgere il senso di colpa e l’auto-critica. Un esempio rappresentativo è: “Perché faccio sempre gli stessi errori?, Perché le cose non mi vanno mai bene? Perché non riesco a cambiare? Perché le persone non mi capiscono?”. Questi pensieri tendono a essere passivi, non sono colorati dall’intenzione di risolvere i problemi o intervenire sulla realtà.

Infine, il terzo tipo di ruminazioni è di tipo riflessivo e riguarda il passato: “Cosa mi succede e perché mi ha fatto così male? ” o “cosa posso fare per cambiare le cose?” o “vorrei avere una risposta su cosa mi sta succedendo”. Tali riflessioni sono considerata più funzionali e adattive. Tuttavia a prescindere dal loro contenuto distolgono l’attenzione dal momento presente.

Cosa succede nel cervello quando prende piede la ruminazione?

La ricerca ha evidenziato che un cervello ruminante non risponde come normalmente farebbe o dovrebbe e che, inoltre, le informazioni provenienti dal mondo esterno non arrivano in modo efficiente come potrebbero. Ciò può non sembrare un grande problema, ma lo può diventare se desideriamo prestare attenzione a una situazione o a qualcuno che è veramente importante per noi. Tutti noi ci perdiamo nei nostri pensieri di tanto in tanto, ma quando intavoliamo dialoghi ripetitivi con la nostra mente, sorgono i problemi.. in quanto il nostro cervello ha bisogno di prestare attenzione a ciò che sta accadendo ora.

Gli effetti della ruminazione sulla salute mentale

La ruminazione è correlata a un aumento dello stato emotivo negativo (ansia, umore depresso, rabbia), scoraggiamento, evitamento di attività che prima erano piacevoli, o isolamento dalla vita sociale. Essa si presenta spesso associata a sintomi depressivi e post-traumatici; a Disturbi della Personalità, ai Disturbi da Uso di Sostanze e di Alcol e al Disturbo d’Ansia Sociale.

Come può aiutare la psicoterapia

Attraverso la psicoterapia cognitivo comportamentale di terza ondata puoi imparare ad osservare i tuoi pensieri, piuttosto che lottarci, diventando consapevole di come essi non rappresentino la realtà. Inoltre attraverso l’ancoraggio al presente, puoi disattivare il pilota automatico, ed agire nella direzione che è importante per te.